Il vino


Il territorio trebulano, con le sue colline che non superano i 500 metri di altezza, si presta in modo ottimale alla coltivazione di vitigni che danno origine ad un vino forte e corposo, adatto ad essere abbinato con carni alla brace, selvaggina e formaggi stagionati; la vinificazione viene fatta con macerazione di tipo tradizionale. Il vino dell'agro trebulano è decantato sin dall'antichità da Plinio il Vecchio che, nella sua Naturalis Historia(14,69), mette in rilievo il pregio del vino Trebulanum, prodotto nell'agro omonimo e arrivato sul mercato nel periodo di Nerone.
Nell'Impero Romano era chiamato "il vino dei soldati" in quanto non appagava i gusti dei raffinati bevitori dell'impero, mentre era apprezzato dagli uomini dell'esercito. Secondo alcuni studiosi, il Trebulanum starebbe alla base del Trebbiano d'Abruzzo: Andrea Bacci, enologo e medico di Papa Sisto V, nella sua opera "De naturali vinorum historia" (1596) racconta della presenza in Abruzzo di un vino ottenuto da uve Trebulanum sin dal XVI secolo.
Rimanendo in tema di accostamenti, non si può fare a meno di accennare al vitigno Casavecchia, autoctono del quadrilatero produttivo composto dai comuni di Pontelatone, Castel di Sasso, Liberi e Formicola. Su tale vitigno regna un alone di mistero, in quanto non si conosce nulla sulle sue origini, se si fa eccezione per la leggenda di una vecchia pianta, probabilmente sopravvissuta alle tremende epidemie di oidio (1851) e di filossera, rinvenuta nei pressi di un vecchio rudere (da qui il nome Casavecchia) a Pontelatone. Il Casavecchia, dotato di caratteristiche di straordinaria qualità, è oggi oggetto di studi da parte delle facoltà di agraria dell'università di Napoli e Firenze, oltre che del Sesirca, il settore di sperimentazione agricola della regione Campania.
Sono state avanzate alcune ipotesi secondo le quali il Casavecchia deriverebbe dal Trebulanum; a prescindere dalle diatribe tra gli esperti che metterebbero il Trebulanum in relazione con una determinata qualità di vitigno, una cosa si è in grado di affermare con certezza: il vino Trebulanum, decantato da Plinio nell'opera Naturalis Historia, veniva prodotto da vitigni ubicati sulle ubertose colline che circondavano l'antica città sannitica di Trebula Balliensis (attuale Treglia), in un territorio, l'ager trebulanus, attualmente comprendente i comuni limitrofi di Pontelatone, Castel di Sasso, Liberi e Formicola.